(scritti di un viaggio semplice e meraviglioso, il titolo mi è saltato in mente seduta scalza sull’ultima fila di posti del bus, fra portatile, cavi e cellulare; stavo iniziando a scrivere sul Vaio poi carta e penna hanno avuto il sopravvento causa batteria agli sgoccioli. Forse ho scritto ipertecnologia per non scrivere nerd. Riguardo a zingara, mio zio al telefono ha argomentato “Tu non sei una zingara, sei una pulotta!”, insomma non so bene cosa significhi, ma in conclusione pare che io sia una pulotta nerd...)
Ammetto che avevo voglia di farmi un giro in bus invece che in treno, ma non ditelo in giro. Ogni mezzo di trasporto ha un suo fascino.
Scrivo da un piccolo bus sostitutivo di un treno, partito da Alessandria e diretto a Chivasso, io scenderò a metà del suo tragitto. Ormai il sole è tramontato, ma una piccola lampadina mi permette di vedere ciò che scrivo, i sobbalzi lungo la strada invece rendono la mia scrittura meno scorrevole del solito.
Son partita dal vercellese venerdì pomeriggio – Oh, che bella luna in cielo! Mi chiedo se qualcuno del bus se ne sia accorto – per passare una serata a Torino con amiche, sabato mattina all’ora di pranzo un nuovo treno mi portò a Genova Nervi, dove un bel bagno al mare mi diede il benvenuto in Liguria. Mare. Finalmente mare.
Ho poi passato bei momenti deliziosi e divertenti con gli amici genovesi, un bel weekend colorato e intenso. Lunedì ho inserito una trasferta vicino a La Spezia, per sentire la storia di un progetto a cui sto partecipando dalla voce di uno dei protagonisti. Chattate e chiamate ad amici lontani allientano le mie attese.
Un’altra bella serata in compagnia in quel di Genova e martedì mattina, ossia stamattina, ero pronta a tornare nel vercellese gratificata dai giorni appena trascorsi, ma mi attendeva una giornata di nuovi incontri e riflessioni, il viaggio non era ancora finito.
Alla mezza ero in stazione, ero cosciente dello sciopero, però il treno che m’interessava era stato annunciato e decido di attendere sul binario, il 17. Iniziano gli annunci dei primi ritardi, i viaggiatori in attesa prendono a chiaccherare fra loro, parlo con un architetto specializzato in reastauri e prevenzione da sismi – pare che i terremoti stiano diventando per me un argomento sempre più frequente – parliamo di ricerca, di progetti, di università di percorsi di vita, “Non sappiamo cosa farcene dei triennalisti”, bene, bene… non so cosa farmene di un lavoro da ufficio… a parte alcuni punti di vista opposti, ci si scambia informazioni, indirizzi email, e dopo la sopressione di due treni consecutivi ci arrendiamo all’evidenza e ci salutiamo. Due parole in inglese con due turiste svizzere di Zurigo e poi esco dalla stazione di Genova Principe.
Genova, con i suoi vicoletti, focacce e porti, mi vuole ancora tutta per sè. Accetto volentieri l’invito, giro, mangio e torno al Porto Antico, già salutato qualche ora prima.
Beata al sole, su una panchina di fronte al mare calmo fra le barche attraccate. Dormicchio, osservo la gente, leggo, godo del tepore del sole e del soffio di un vento leggero, il mio sguardo viaggia fra le strutture delle vele e le case dai romantici colori tenui incastonate sui monti che circondano la città.
Un uomo si ferma per far due parole, parliamo di venti, pirati, nota un luccichio nei miei occhi mentre dico “Amo questo posto”, io noto il grande affetto che nutre per Genova, la sua città, racconti di vita e piccole perle di saggezza si mischiano ad amarezze dell’attuale situazione italiana, mentre dietro di noi iniziano i preparativi della festa democratica, che entrambi chiamiamo festa dell’unità.
– il mio viaggio sul bus sostitutivo ha superato la metà del suo tragitto, riaccendendo il cellulare che ho messo a caricarsi collegandolo al portatile, le ultime gocce di batteria vengono avidamente risucchiate dal piccolo droide, chiamo casa “Sto arrivando” –
Saluti, vicoli, stazione. Di nuovo in stazione nel marasma di treni sopressi e ritardi, lo sciopero avrebbe dovuto finire un’ora fa. Binario 17, 15, 20, 15, 17, 15, 17, 20. Dopo un po’ di movimento fra sottopassaggi e una costosissima bottiglietta di tè freddo ci siamo, il treno è in arrivo sul binario. A fianco a me si siede una ragazza strabica ipovedente, avrei voluto raccontarle tante cose, il mio percorso di miglioramento visivo, le mie esperienze, ma crollo e mi addormento guardando gli ultimi fotogrammi della bella città di mare. Al mio risveglio mi attendono le risaie, il cambio di scenario è stato un po’ scioccante. Dall’acqua alla terra…
Scambio due battute con la ragazza, sull’università, sulla mia dormita per tutto il viaggio, non ho nulla da darle velocemente per darle qualche input sulla vista, non so quanto sarebbe aperta o interessata ad ascoltare dei miei miglioramenti, dei miei esperimenti, del mio cammino che ancora ora sta proseguendo… so solo che è ora di salutarsi, scendiamo, lei abbraccia la madre che l’aspettava sul binario, io mi fermo di fronte al tabellone luminoso per sapere se ci sia e da dove parta il mio prossimo e ultimo treno. Le nostre strade si dividono. Io scopro che il mio treno è stato sostituito da un bus, l’attendo nel piazzale esterno antistante alla stazione leggendo un libro. Eccolo, saliamo tutti, io mi siedo in fondo, mi sistemo e inizio a scrivere queste righe.
E ora ho voglia di scrivere per lei, raccontare il mio percorso legato alla vista, esprimere la mia opinione, far sentire la mia presenza – frase che mi colpì durante una lezione di arti marziali – rendere disponibile il mio percorso di miglioramento visivo, tutt’ora in crescita, condividere le scoperte fatte, argomentare meglio i miei consigli e un mio metodo unificato da proporre a chi fosse interessato a questo cammino. Per lei, per me.
Riguardo al benessere e all’alimentazione so che potrei sembrare un po’ radicale agli occhi di molti, posso comunque raccontare la mia esperienza, il mio stato di salute e la mia lucidità parleranno da sole nell’esprimere se funzioni – preferirei usare altri termini, ma l’interesse comune è quello – o meno rispetto ad atre abitudini più tradizionali.
Saluto ora…
sono quasi arrivata…
Il viaggio sul piccolo bus sostitutivo è passato scrivendo, ora rititro la temporanea postazione ufficio che ho tirato sù per quest’ora fra sedili e luci tenui.
😀
Grazie a tutti gli incontri, all’ospitalità, all’affetto, alle risate, alle nuove esperienze…
nuovi posti, nuovi volti, nuovi pensieri scivolano e si affacciano con serenità alla mia mente, sento una sensazione di pace e rinnovamento.
Grazie al nutrimento che ogni viaggio mi offre!
(insomma son stata bene in questi ultimi giorni, questo blog potrà subire variazioni prossimamente, se non essere distrutto e ricostruito, saluti ai lettori, a presto)